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Di Roberto Todero
21.11.2022 – 11.30 – Camminando nelle valli ai piedi della catena montuosa dei Carpazi, non si può fare a meno di notare i piccoli boschi sulla sommità di alcune colline. Proseguendo lungo la strada, incontriamo la strada della guerra dei 14-18 anni, che indica la direzione per raggiungere il cimitero. La strada va verso l’albero visto sullo sfondo. Riconosciamo l’ingresso recintato e decorato: abbiamo raggiunto la nostra meta. Un tabellone vicino alla porta indica quanti caduti sono sepolti qui e il numero catastale, che ci dice che nella zona ci sono oltre 400 altri cimiteri ben attrezzati, gestiti dall’Amministrazione Imperiale e Reale Militare di Cracovia. Attraverso il Dipartimento dei cimiteri militari, il territorio della Galizia occidentale è suddiviso in dieci cimiteri. Quando entriamo, siamo accolti da croci di legno e piccoli monumenti in pietra con simboli di varie religioni, che mostrano come gli ex nemici ora riposano insieme. Consente la comprensione dei recuperi, spesso senza separazione in campi, righe e file. Perché ci sono così tanti alberi in un cimitero così lontano? Era desiderio dell’architetto collocare questi luoghi sulla sommità delle colline, in modo che i passanti potessero vederli da lontano, i caduti potessero riposare, e idealmente i luoghi del sacrificio. Gli alberi avrebbero dovuto raggiungere il loro apice negli anni ’30, ma dati i fatti nessuno se ne prese cura e oggi vediamo giovani piante accanto ai banali tronchi. C’è una grande pace, ma c’è un senso di distanza, da dove? Anche dall’antica costa austriaca triestina, dove fuggirono a decine di migliaia, molti non fecero più ritorno. Ma troviamo i loro nomi nei cimiteri della Galizia, a circa 1000 chilometri da casa.
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