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21.11.2022 – 15.00 – In questo momento dobbiamo guardare con attenzione ai principi fondamentali della Costituzione italiana, cioè della nostra società. La domanda è molto interessante. Immagina di organizzare una mostra per promuovere un’attività, diciamo la filosofia. Ogni movimento filosofico ha diritto al banchetto: richieste platoniche, positiviste, nichiliste, ermetiste, epicuree… e poi arriva un’unica richiesta. Un gruppo di persone, convinto che la filosofia non valga nulla, organizza una festa per convincere tutti gli invitati a impiegare bene il proprio tempo e si reca alla fiera accanto, dove spiegano come si coltivano i pomodori. Il comitato organizzatore della mostra filosofica non ha dubbi e respinge la richiesta. Ha fatto la cosa giusta? Voglio dire, se faremo una mostra che metta a confronto tutte le idee filosofiche, vale la pena per coloro che pensano che la filosofia sia una perdita di tempo e per gli appassionati. Ci deve essere un rito per chi vuole essere convinto a farne un uso migliore. Coltivare pomodori?
Anche se la discussione non riguardava la filosofia, ma un argomento scottante e più delicato, la questione si poneva davvero: la religione. La comunità “non religiosa”, cioè atei e agnostici, vuole sostenere le loro idee sulla religione e cercare di aumentare i suoi seguaci. Insomma, vi ricordo che un “ateo” non crede nell’esistenza di Dio, e un “agnostico” non è interessato a questa faccenda. Pertanto, l’UAAR, che deve essere una “unione di atei e agnostici razionali”, decide di condurre una campagna di propaganda affiggendo manifesti che raffigurano la loro posizione come segue: “In lettere maiuscole, la parola ‘Dio’ in lettere maiuscole è ‘ D barrata con una crocetta’ seguita dal corsivo ‘IO’ e dalla scritta “10 milioni di italiani vivono bene senza D” in minuscolo. Quando affrontano discriminazioni, gli Emirati Arabi Uniti sono al loro fianco.
Il Comune di Verona respinge la richiesta di affiggere i manifesti “perché il contenuto della comunicazione può ledere qualsiasi religione”. Si pone, infatti, un problema difficile: secondo la legge italiana, ogni sentimento religioso deve essere tutelato. L’articolo 19 della Costituzione italiana afferma che “ognuno ha il diritto di professare e praticare liberamente la propria religione in qualsiasi forma, individualmente o collettivamente, di pubblicizzarla e praticarla privatamente o pubblicamente”. Caratteristiche immorali delle pratiche. Allora, se è giusto tutelare i sentimenti religiosi, cosa pensa di chi ritiene necessario rinunciare al diritto di farlo? Se devo difendere un diritto, posso ragionevolmente votare per chi attacca il diritto che sto difendendo e non? Sembra un puzzle, e lo è. In un successivo articolo esamineremo come i giudici chiamati a conoscere della questione hanno risolto la questione.
[g.ca]
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