La tassa sulla plastica prevista in Italia, creata nel 2020 e destinata a promuovere una riduzione della produzione e del consumo di plastica monouso, ha affrontato una serie di ritardi con il governo che ha citato fattori economici legati alla pandemia.
La tassa sulla plastica doveva entrare in vigore il 1° luglio di quest’anno, dopo un precedente rinvio da gennaio di quest’anno e da luglio 2020 prima.
Ma il governo ha dichiarato mercoledì che la tassa sarà rimandata di nuovo al 2023 con la prossima legge di bilancio, mentre alcuni partiti continuano a spingere per farla abolire del tutto.
Un comunicato stampa ha detto che il progetto di bilancio è destinato a “sostenere l’economia nella fase di uscita della pandemia e rafforzare il tasso di crescita nel medio termine”.
Il rinvio delle tasse sulla plastica e sullo zucchero al 2023 sono state solo una manciata di misure concordate finora nell’ambito del progetto di legge di bilancio, insieme a un taglio dell’IVA sui prodotti sanitari.
La tassa sulla plastica significherebbe che coloro che producono o acquistano plastica da altri paesi europei o importano articoli di plastica monouso, noti come ‘Macsi‘, ha affrontato una tassa di 45 centesimi per chilogrammo di prodotto di plastica.
I prodotti che contengono plastica riciclata e biodegradabile e i contenitori medici sarebbero esenti dalla tassa.
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A maggio, il governo ha citato la pressione economica come ragione dietro la sua decisione di rimandare la tassa.
I partiti, tra cui la Lega di destra, continuano a spingere perché la misura sia eliminata del tutto, dicendo che sarebbe insostenibile per le imprese.
Il rinvio arriva come un colpo per gli attivisti ambientali in Italia, che avevano sperato che la recente implementazione Direttiva UE sulla plastica monouso spingerebbe il governo ad affrontare un problema di peggioramento dell’inquinamento da plastica, in particolare lungo le coste del paese.
La quantità di spazzatura sulle spiagge italiane è salita a oltre 400 pezzi per 100 metri secondo uno studio recente – una delle più alte concentrazioni in Europa.
Per ora, non ci sono notizie su come l’Italia intenda far rispettare la direttiva UE o sanzionare chi non aderisce alle nuove regole.