Gli antichi romani l’hanno detto per primi e l’hanno detto meglio:
Panem et circenses
Aka, dai cibo e divertimento al popolo e il popolo sarà felice. Da qui, i gladiatori, per tenere tranquilla la folla “ordinaria”. Se si divertono e hanno la pancia piena, non faranno domande.
Questo accadeva secoli fa. Ma, per molti versi, l’Italia e la politica italiana sembrano ancora le stesse. Date loro programmi televisivi e scaffali pieni al supermercato e non dubiteranno. Non dubiteranno del governo né dei suoi politici. Se la politica italiana sembra confusa, è ora di sbrogliare la matassa.
La prima domanda è: perché l’Italia continua a cambiare esecutivi?
La ragione dietro queste montagne russe
La spiegazione breve è la divisione tra i partiti. Creano coalizioni prima delle elezioni e litigano durante l’amministrazione. Viene indetto un voto di fiducia e i vincitori delle elezioni perdono il mandato. Il primo ministro e i membri del suo gabinetto non hanno abbastanza voti nel Parlamento e nel Senato per continuare a governare.
Il governo cade e la patata bollente passa al presidente della Repubblica. Egli deve nominare un esecutivo provvisorio con un leader che tiene colloqui con i partiti. Si cercano ancora coalizioni che possano portare a un nuovo esecutivo o, se non c’è accordo, a nuove elezioni.
Ecco alcuni numeri che dicono tutto. L’Italia è una democrazia dal 1948, quindi da 73 anni. In questi decenni ha avuto 66 esecutivi (contati fino al 2018). Per una media di un nuovo governo ogni 1,14 anni. Quando un mandato dovrebbe durare cinque anni. L’Economist ha qualche altro numero per spiegare questa tendenza della politica italiana.
“Alla radice dell’instabilità politica italiana c’è la disponibilità dei legislatori italiani ad abbandonare i partiti per i quali sono stati eletti”, afferma l’articolo, “dei 945 deputati e senatori eletti alle ultime elezioni generali, 147 avevano cambiato partito alla fine del 2020.”
Gli elettori contro “la poltrona”, cos’è più importante?
Questa è la domanda per i politici italiani. La “poltrona” è la sedia, la sedia del potere nell’esecutivo. È la poltrona imbottita e vellutata a cui i politici vogliono aggrapparsi, anche se questo significa cambiare partito, a volte drasticamente.
Ancora una volta, guardare i numeri aiuta. Prima del referendum costituzionale del 2020, c’erano 630 deputati e 315 senatori. Per un totale di 945. Il loro stipendio? Il più alto del mondo, secondo il Parlamento europeo che ha commissionato uno studio del 2020. Addirittura una media di 130.000 euro (160.000 dollari) all’anno. Moltiplicato per 945, dà un totale di circa 123 milioni di euro (150 milioni di dollari).
In effetti, la “poltrona” vale molto. Più degli elettori? Forse gli italiani la pensano così, visto che nell’autunno del 2020 hanno votato per ridurre il numero delle poltrone. Ora, in Parlamento siederanno 400 deputati, mentre al Senato se neederanno 200.
Tuttavia, lo stipendio non è cambiato.
I principali partiti della politica italiana
L’Italia ha molti partiti politici ma la tendenza generale del paese è il socialismo. Questo è l’opposto degli Stati Uniti, un paese che propende per il capitalismo. Questo significa che, nella Penisola, l’ala destra è a favore della sanità statale. Lo stesso vale per l’istruzione, dato che la maggior parte delle università in Italia sono sostenute da fondi statali.
Si vede già la differenza tra i due paesi, vero?
Gli ultimi 30 anni
Anche se andare indietro fino ai Romani sarebbe utile, guardare gli ultimi decenni può spiegare molto.
Forza Italia
Silvio Berlusocni l’ha fondato nel 1994, per poi cambiare nome in La libertà del popolo (PDL) nel 2007. È un partito di centro-destra che si è sempre incentrato sul carisma di Berlusconi. Ha avuto un breve fiuto per il potere tra il 1994 e il 1995, ma il vero esecutivo è avvenuto nel 2001. Per i successivi cinque anni, Forza Italia ha governato con la sua agenda, spingendo una riforma della giustizia dal magnate dei media.
La Lega Nord
Fondato da Umberto Bossi nel 1989, questo partito è attualmente governato da Matteo Salvini. Era solito formare coalizioni con Forza Italia, fino alla fine del matrimonio tra i due fondatori. Si tratta di un gruppo euro-scettico, incentrato sul populismo e sulla paura dell’immigrazione. Il suo ultimo periodo di potere è stato proprio nel 2020, con l’infruttuosa coalizione con il Movimento Cinque Stelle.
Il Movimento Cinque Stelle
Il comico Beppe Grillo ha fondato questo movimento nel 2009. Anche se non era nato per essere un partito tradizionale, si è trasformato rapidamente in uno di essi. Soprattutto quando ha travolto l’Italia nelle elezioni del 2013. Il M5S crede nella politica non tradizionale e non ama l’etichetta di “partito”. Sono nati con l’idea di non fare alleanze, mai. Finché la “poltrona” non ha chiamato e i suoi membri hanno formato una coalizione con la Lega Nord dopo le elezioni del 2018.
Il Partito Democratico
Il PD è nato nel 2007 dalla fusione di diversi partiti di sinistra. Una delle sue figure più controverse è Matteo Renzi, che è diventato il primo ministro italiano dal 2014 al 2016. L’ideologia del Partito Democratico è cambiata nel corso dei decenni, ma i temi comuni sono le tasse per i ricchi e l’attenzione all’ambiente.
Infine
La lista dei partiti politici italiani sembra infinita. Man mano che la gente abbandona la nave, ne crea una nuova. Ed è tutto loro. Nelle ultime elezioni, nel 2018, il conto è arrivato a 14. Sono le questioni sistemiche, decennali, che creano il caos in Italia, come troppi partiti, troppi politici, ma sempre le stesse facce. E la “poltrona”, come una calamita.
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