Immagine www.ilgiornale.it

A meno di due chilometri dal Mef Viminale: questa stradina dal XX Settembre al Ministero dell’Interno è un nodo critico per il governo Meloni. A due chilometri dalla caotica capitale, si stanno sviluppando “grandi discorsi” sul futuro capo del partito di centrodestra.

Queste sono le scatole chiave che il presidente del Consiglio di Pettore, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, sta prestando particolare attenzione a evitare in un inizio turbolento. In primo luogo, il Ministero delle Finanze è il cuore dell’attività del governo. L’altro, il Viminale, fu il centro di una generale lotta politica tra i Fratelli Italiani e la Lega. E tra Matteo Salvini e il lenzuolo interno. Negli incontri bilaterali con gli alleati, il numero uno ha chiarito gli accordi Fdi: “Tecnici di assoluto valore vanno al Mef”. Questo ostacola le ambizioni di Forza Italia. Fabio Panetta è in testa alle ambizioni di Meloni: Draghi è l’uomo da unire a Bruxelles. Panetta è membro del comitato esecutivo della Bce, amico di Gianfranco Rotondi, fresco di elezioni ad Avellino, non nominalmente sulla quota IDE. Questo è il profilo che Meloni intende avere con Francoforte e Bruxelles. La sua resistenza sembra essere stata vinta. I delfini di Draghi sono pronti ad accettare l’offerta. Tuttavia, la pausa arriva in tempo. L’agenzia americana Bloomberg ha riferito: “Panetta probabilmente non sarà il prossimo ministro delle finanze d’Italia. Lo avrebbe potuto dire lo stesso Panetta durante un colloquio con se stesso alla riunione dei ministri delle finanze dei paesi dell’eurozona in Lussemburgo. La versione del centro- Di destra cerchi è diverso: “Panetta è il capo dell’Acb e preferisce non tirare la giacca nell’attuale fase delle trattative politiche. . Il banchiere decide quando Meloni viene nominato capo dello Stato. Il nome resta sul tavolo. Un altro gioco sullo sfondo: la sedia di Ignazio Visco in cima alla Banca d’Italia. Il termine scade nel 2023. Insieme a Panetta, nel conflitto è coinvolto anche l’attuale ministro dell’Economia Daniel Franco. Un’alternativa alla Panetta è Luigi Buttiglione. Giulio Tremodi sembra non avere scampo.

Un’altra tortura per Maloney è stata il ministero dell’Interno. E qui il discorso si sposta in casa della Lega. Il Carroccio non parte. Un chiaro messaggio è arrivato martedì dal Consiglio federale: “Salvini è un candidato naturale per la leadership interna”. 24 ore dopo la risposta è stata data direttamente da Georgie Meloni: “Il governo non è il luogo per risolvere le controversie di partito”. Salvini non ha veto. Ma Palazzo Chigi dovrebbe astenersi dal portare il suo incontro contro il leader leghista Giancarlo Giorgetti, la logica è.

Salvini sta facendo una doppia partita: una in casa con l’ala di Giorgetti e l’altra contro i fratelli italiani. Vogliono che il Ministero dell’Interno ripeta la gloria del Conte 1 e zittisca il dissenso domestico. Ma questa sedia può essere indossata. Salvini è comunque pronto ad approfittare delle dimissioni. Potrebbe mandare Nicola Molte, stimatissimo in FDI, al Viminale e chiedere una soluzione politica. Tre posizioni di peso (escluso Viminale): sviluppo economico, commercio e agricoltura. Va direttamente allo sviluppo o all’agricoltura. Fonti della Lega affermano che “il segretario ricoprirà un ruolo chiave nel futuro governo”. Al lavoro, ministero difficile, ci manda Giancarlo Giorgetti: il primo oppositore del partito Un’azione neutralizzante e indebolinte. Montecitorio sarà il pilota in sostituzione di Giorgetti.

Forza Italia sarà pattugliata da tre ministri politici, tra cui Antonio Tajani (esteri, difesa o interni), Annamaria Bernini (istruzione pubblica), Alessandro Cattaneo (affari regionali) e Licia Ronzulli. Il quarto dovrebbe essere l’ex numero uno di Confindustria, Antonio D’Amato. Paolo Barelli, che sta lottando per la riconferma a capo del parlamento, resterà in disparte. L’innovazione in casa FDI potrebbe essere un passo indietro per Guido Crocetto, che si è dimesso da dirigente. in cambio di future ricompense.

Visualizza le notizie ufficiali qui