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Tombe osco-etrusche. Dalle rovine potevano emergere secoli di tesori: è successo Gambero Con il ritrovamento di tombe osco-etrusche durante gli scavi per la costruzione del carcere di Secondigliano.
A Secondigliano sono state scoperte tombe osco-etrusche
Fu nel 1985 che i muratori impegnati nella costruzione di un nuovo carcere nella zona nord di Napoli notarono nel sottosuolo alcune particolari costruzioni: si trattava di cinque tombe osco-etrusche. Come si evince dalla documentazione realizzata durante l’indagine, vi erano cinque tombe a fossa, una delle quali era un Bisoma o Jodi, probabilmente sovrani del popolo, e quindi due corpi. .
I lavori di costruzione dell’edificio furono immediatamente interrotti e proseguirono gli scavi archeologici, che portarono alla luce l’attuale necropoli, portando gli studiosi a ipotizzare l’esistenza di un antico centro urbano che esisteva solo nell’area in questione. Oltre alle tombe sono stati rinvenuti anche numerosi corredi funerari, tra cui molti vasi in rame, ferro e ceramica destinati a vari usi.
Il lavoro degli archeologi ha stabilito che questi reperti appartengono al popolo Osco, una popolazione dell’antica Campania latina orientale, che si stabilì a nord di Napoli 2.400 anni fa. Al termine del lavoro degli archeologi, i reperti sono stati rimossi senza mai più vedere la luce del giorno, in quanto attualmente non sono esposti in nessun museo. L’unica testimonianza di questa storia e delle genti che transitarono per la terra di Scampia è tuttora una fotografia scattata dal professor Domenico De Luca all’epoca del ritrovamento e pubblicata nel testo Bibliographia Osca pubblicato nella collana Acta Osca Storia e Territorio. Pubblicato dalla Fondazione Planianum nel 2003.
Non è stato fino al 1992, sette anni dopo la scoperta dei risultati Carcere di Secondigliano Vide la fine del suo lavoro e iniziò subito a visitare i prigionieri.
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