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Questo è Mohammed, alle 8.30 del mattino. Venerdì 5 maggio, lui e la sua famiglia rischiavano lo sfratto, compresi sua moglie e due figli, uno disabile e di soli 3 anni.

L’ufficiale giudiziario è riuscito però a mettersi d’accordo con l’agenzia immobiliare milanese proprietaria dell’immobile con l’associazione degli inquilini di quartiere e degli alloggi: fino al 5 luglio Mohamed potrà restare nel suo appartamento.

Mohammad era un addetto ai servizi del Bangladesh 15 anni fa, ora fa le pulizie prima di lavare i piatti. Vive a Milano da 2 anni in un alloggio messo a disposizione dal suo datore di lavoro che lo affitta ad una grande società immobiliare ad uso degli ospiti. Ma dopo un po’ la compagnia tagliò lo stipendio di Mohammed e smise di pagare l’affitto. La proprietà inizia lo sgombero, Mohamed si dimette volontariamente, avvia una causa con il sindacato e inizia a cercare un nuovo lavoro e una nuova casa da affittare. Ma a Milano i prezzi sono troppo alti e le necessarie garanzie finanziarie sono fuori portata.

La storia di Muhammad, purtroppo, non è l’unica, con decine di famiglie visitate dagli ufficiali giudiziari a Milano ogni giorno. Famiglie rimaste senza soluzioni abitative alternative, costrette a trasferirsi fuori Milano alla ricerca di nuove abitazioni in affitto, vivono in condizioni di clandestinità o si spostano da un alloggio all’altro, spesso in condizioni di sovraffollamento e antigieniche: questo dimostra il vero crollo abitativo milanese.

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