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Niente più scaramucce, divisioni e inutili conflitti. Sol si è svegliato esausto e finalmente ha trovato un problema da combattere insieme. E così c’è un’improvvisa protesta tra i progressisti, un forte grido di malcontento. Anzi, di più: un grido. L’opposizione, infatti, è intervenuta nelle ultime ore e ha chiesto al governo di abrogare la “norma sui cinghiali” volta a consentire l’uccisione dei suddetti animali che vagano nei centri urbani e provocano danni e incidenti. Pd, Cinque Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra Italiana hanno alzato gli scudi per provare a bloccare questo provvedimento dettato da motivi di salute e sicurezza.

La regola del cinghiale, ecco cosa

Ad oggi, si stima che circa 2,3 milioni di cinghiali abbiano attecchito nelle città e nei paesi d’Italia. Nell’ultimo anno si è verificato in media un incidente ogni 41 ore, con 13 morti e 261 feriti gravi. A questo si aggiunge uno spavento per la salute dovuto alla possibilità di un focolaio di influenza suina. Così, oltre alle misure precedentemente adottate a livello regionale, è stato inserito nella legge di bilancio un provvedimento governativo per cercare di prevenire il fenomeno. Al termine del dibattito generale sulla manovra, sono intervenuti in Parlamento esponenti del Movimento 5 Stelle, Alleanza Verde-Sinistra e Pd che hanno chiesto l’abolizione della norma sulle richieste di intervento nell’ufficio del Presidente. Uccisione di cinghiali anche nei centri abitati.

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Tuttavia, l’opposizione ha ricevuto una risposta dal vicepresidente vicario Fabio Rampelli, il quale ha rilevato che non sono state rispettate le regole della riunione del Consiglio di controllo in materia. Quindi, la regola rimane. «Parliamo di un problema serio, perché è previsto il taglio selettivo, ma senza alcuna distinzione di specie. Parliamo di una più generale “natura selvaggia” che comprende specie protette… verdi. In mattinata anche il portavoce politico ha parlato a La7 TV e ha detto: “È bene che i cacciatori parlino di fauna selvatica e per non parlare dei maiali”.

Ministro: “Questa non è caccia”

Idealmente, a queste parole ha risposto la senatrice Francesca Tubetti dei Fratelli d’Italia. “Nessun favore alle lobby della caccia e delle armi, nessuna aggressione alla biodiversità. L’emendamento sulla gestione della fauna selvatica è una misura che serve gli interessi di agricoltori e allevatori nell’interesse della salute e della sicurezza pubblica”. , Egli ha detto. Bombetta da esibizione. Allo stesso modo, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha respinto le obiezioni di chi temeva situazioni di caccia al cinghiale urbano dell’estremo ovest per i giornalisti. “Non è una caccia, è organizzata dalle regioni con agenzie statali come Ispra, agenzie per la conservazione della fauna selvatica”, ha detto.

Opposizione contro Fdi

“Lo sfruttamento nasce dalla lettura prematura della normativa più ovvia e auspicabile, in tutti gli ambiti, da tutto il settore, dal mondo dell’agricoltura e delle vittime, a volte anche mortali. Si prende cura dell’industria e dell’ecosistema”, ha affermato Il ministro. Dalla maggioranza, Tommaso Fotti, capogruppo Fratelli Italia in parlamento, su chi voleva bloccare la legge ha attaccato. “La sinistra deve smetterla di incitare l’opinione pubblica che ora è permesso sparare ai cinghiali per strada L’emendamento chiarisce che nessuno potrà cacciarli liberamente e si agirà con un piano coordinato tra diversi ministeri e ministeri e regioni. La peste è un problema serio e i cittadini si lamentano da tempo. Questa è una vera emergenza: incidenti stradali, rischio influenza suina, gravi danni all’agricoltura…”

Inoltre, la sinistra deve essere sensibilizzata su questi temi e sul loro impatto sulla sicurezza dei cittadini affrontando la questione con le autorità locali.

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