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Tanta pioggia e tuoni: Stefano Bonacsini ha ufficializzato la sua candidatura a segretario del Pd. L’attuale presidente della regione Emilia Romagna sceglie di annunciare la sua decisione durante un intervento al Dem Club Campogalliano e di spiegarne il motivo alla platea accorsa. “Mi è sembrato giusto dirvelo prima qui. Ai miei soci, ai miei amici. Ai miei amici comunali”, dice Bonacsini. “Sono nato qui e ho vissuto qui per cinque anni.”
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Colpo elettorale
Secondo il governatore, l’idea di prendere in considerazione una decisione di candidarsi alla guida del Pd nasce dopo gli ultimi fallimenti elettorali. “Dopo la pesante sconfitta del 25 settembre e l’elezione di Enrico Letta ad aprire la strada al Congresso, ho avuto tempo per pensare e capire che potevo essere utile al Pd”, dice Bonacini. Tuttavia, il caso di trasmissione è stato annunciato prima delle elezioni. Il presidente, però, si riferiva a una situazione che potrebbe crearsi dopo un colpo ai democratici. “In queste settimane in tanti mi hanno chiesto di candidarmi: iscritti e sezioni, sindaci e dirigenti, donne e uomini nostri elettori. Anche chi non ha mai partecipato ci vuole vedere con speranza. Può dare”. essere lusingato da tanta attenzione.
la decisione
“Sebbene senta il peso e la responsabilità di questa scelta, sono molto contento”, dice il governatore. Ritiene che il Partito Democratico sia “essenziale per la stessa qualità democratica del Paese”. Quindi, il discorso del partito di sostegno contro la cosiddetta “sovranità” è ancora una volta prevalente. “Una formazione politica che rappresenta ideali e valori alternativi alle posizioni più conservatrici e reazionarie o alle derive populiste e mainstream che vediamo circolare in Europa e nel mondo occidentale”.
cosa accadrà
Viste le lotte interne e la profonda crisi di identità del Pd, Bonacini vede qualcosa di più importante della scelta di candidarsi a segretario: “Di una cosa sono sicuro: come credo, per la prima volta dalla sua nascita, il nostro partito è vivo. , non la mia candidatura o il mio destino personale (chi se ne frega gioca)”, – ha detto il presidente della regione Emilia Romagna, “Allora ne vale la pena. Valore O, qualunque cosa”.
Aspettando il prossimo populista, chiunque ha 5 anni di opposizione. L’obiettivo è costruire un piano politico che consenta al partito di governare dopo aver vinto le elezioni, senza soccombere alle decisioni prese dietro le quinte. “Dobbiamo costruire insieme un Pd che vinca. Uno che vinca le elezioni e non sia guidato da alchimisti nati alla Camera. Anche se non vinciamo, il nostro governo è finito. Penso che ne abbiamo pagato il prezzo”, dice Bonacini . “Dobbiamo tornare come un partito in lotta per conquistare i voti dei nostri avversari e convincere la maggioranza degli assenti”, ha detto.
Un cambiamento che non comprende nemmeno gli elementi fondamentali di una struttura democratica per essere credibile agli occhi dell’elettorato. “Anche la classe dirigente va rinnovata. Ma cambiando metodo, o, se volete, tornando ai vecchi modi: non possiamo più eleggere le classi dirigenti del presente, né organizzare il partito”, ha detto il governatore. dice Non progettarne il funzionamento attraverso corsi d’acqua o candidati per corsi d’acqua». C’è però ancora tempo per definire alleanze: prima, il Pd deve riconquistare la sua posizione nel centrosinistra.
La candidatura del segretario non porta però alle dimissioni del presidente della regione Emilia Romagna: “Continuerò fino alla fine del mandato, perché ho un contratto di fiducia con la gente dell’Emilia-Romagna. Lo farò andare in pensione all’inizio del 2020 e intendo rispettarlo fino alla fine.
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