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In una lunga intervista a Piazza Pulita, programma in onda su La7, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha toccato diversi argomenti, tra cui il delicato tema dell’accoglienza dei migranti e la regolamentazione delle navi delle Ong.
Incalzato dalle domande del conduttore Corrado Formigli, il titolare del Viminale ha risposto con chiarezza e ha provocato un acceso dibattito.
Il ruolo di Maloney nel governo
Inevitabile il riferimento di Formigli al “carico rimanente” proposto dal ministro Piantedosi in relazione alle operazioni di sbarco delle navi delle Ong Geo Barents e Humanity 1 bloccate nel porto di Catania. Un termine che ha provocato forti reazioni da parte di persone di sinistra e sostenitori dell’ospitalità.
Due navi Ong a Catania. Ma terra solo per donne e minori
“Te ne penti? chiese ancora Formigli. «Qualcuno ha detto che era un’espressione di burocrazia. È vero, vengo da quell’ambiente», ha risposto Piantedosi. “La parola fardello per me significa responsabilità, come ‘fardello familiare'”.
Una conferma che non è piaciuta al maestro di Piazza Pulita, che ha voluto segnalare problemi e critiche. Successivamente, Piantedosi ha ricordato che ha avuto sicuramente un ruolo tecnico, ma è stato scelto dai politici, dicendo di trovarsi molto a suo agio nel ruolo che gli è stato assegnato: “Il mio modo di essere tecnico sembra essere apprezzato da coloro che sono stati scelti per l’incarico. . Un gruppo politico”, ha detto.
Scali lontani
Corrado Formigli è poi passato ad un altro tema altrettanto scottante. “Continuerai a inviare navi delle ONG in porti lontani dai punti di soccorso?” Una domanda prevedibile. “Non abbiamo mai calcolato il chilometraggio”, ha risposto il ministro. “Spero che non accada di nuovo. Ma la risposta è chiaramente sì. Se lo faremo, lo faremo con fiducia su una valutazione che crediamo ancora vera”.
L’intenzione del governo, ha ribadito Piandedosi, era quella di spremere i porti della Calabria e della Sicilia.
“Guarda, ci sono gli autobus, giusto? Piantedosi ha inoltre ricordato che esistono precise procedure di scarico che richiedono giornate del personale. In ogni caso gli autobus hanno un prezzo. A parte quello. In passato le navi delle Ong sono rimaste in mare per due o più settimane, ha ricordato il ministro dell’Interno. «Perché avrebbero salvato più persone», intervenne subito Formigli. “Guarda, li salveremo”, rispose Piandosi.
Allora perché la ONG che avrebbe dovuto effettuare il secondo salvataggio non lo ha fatto? ha aggiunto il narratore di Piazza Pulita. Spiegando di nuovo lo statuto, il ministro ha risposto: “Non è scritto da nessuna parte”. Dopo il salvataggio, le navi devono immediatamente fare rapporto nell’area. Possono quindi eseguire altre operazioni di recupero lungo la traiettoria per raggiungere il porto. “Perché non lo fanno sulla rotta assegnata? Devono essere lì per giorni? Facciamo più bagagli e aspettiamo che arrivi qualcuno?” chiese.
“Misura della punizione, giudizio da annullare”. Illusione delle ONG
Ruolo dell’Italia
Formigli ha provato ancora una volta a rispondere parlando di un salvataggio e che le navi dovrebbero essere pronte a intervenire. Piantedosi ha risposto che l’Italia era favorevole. Le autorità portuali e la Guardia di Finanza operano entro 70 miglia dalle coste italiane. “Perché le Ong conducono operazioni di soccorso solo in un tratto speciale del Corridoio del Mediterraneo Centrale rivolto verso la Libia? Se partiamo dalla Cirenaica o da altri luoghi? Sono però tante le partenze dalla Cirenaica…” ha osservato il ministro.
Per quanto riguarda gli accordi con la Libia, il ministro Matteo Piandedosi ha ricordato che il memorandum è stato rinnovato. Il governo solleva la questione dei migranti che rientrano in Libia. “Vogliamo essere all’altezza dell’ambizione di aiutare la Libia a ricollocare questi centri con i corridoi umanitari che abbiamo già iniziato a creare. Vogliamo soprattutto ricollocare i centri gestiti dai trafficanti di esseri umani”, ha affermato.
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