Vendere vecchie case per un euro non è un compito facile. Anche se molti paesi in tutta Italia hanno lanciato con successo lo schema, ce ne sono altri che non sono andati così bene.
Questo principalmente perché i proprietari delle case abbandonate erano impossibili da rintracciare e gli ostacoli burocratici per smaltire gli edifici si sono rivelati enormi.
Così, invece, hanno escogitato alternative vincenti per attirare nuove persone e dare nuova vita alle loro comunità in via di spopolamento.
I comuni di Carrega Ligure in Piemonte, Latronico in Basilicata, Biccari in Puglia e Troina in Sicilia hanno lanciato siti web per mettere in mostra case economiche e ristrutturate, e hanno aperto agenzie immobiliari che impiegano esperti legali e tecnici per supportare gli acquirenti interessati nel contattare i vecchi proprietari che hanno abbandonato le loro case di famiglia.
“Abbiamo tentato nel 2014 di vendere casette di montagna in pietra a un euro, ma negli ultimi decenni i proprietari erano tutti emigrati oltralpe e non siamo riusciti a contattarli”, dice il sindaco di Carrega Ligure Luca Silvestri. “Inoltre, le proprietà erano divise tra troppi eredi, il che rendeva le cose troppo complicate”.
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“Così abbiamo pensato che il modo migliore fosse quello di aiutare la gente del posto disposta a scaricare le loro vecchie case dando loro una piattaforma online, gestita dalle autorità del villaggio, dove possono vendere o affittare gli immobili. L’offerta incontra la domanda”.
Occasionalmente anche alcune ville e fattorie mozzafiato, in zone incontaminate, vengono messe all’asta al miglior offerente.
Latronico e Biccari scoprirono che mettere sul mercato case a buon mercato era un’attrattiva maggiore che cercare di vendere case a un euro.
Entrambe le città hanno ora lanciato siti web ufficiali dove gli acquirenti possono vedere foto, dettagli, mappe delle proprietà disponibili e persino prenotare un tour.
Foto di TIZIANA FABI / AFP
“Paradossalmente, aver rinunciato al progetto della casa da 1 euro si è rivelato un grande successo”, dice il vicesindaco di Latronico Vincenzo Castellano.
“Bisogna spingere i proprietari a dismettere i loro vecchi immobili, se è solo per un euro non si preoccupano nemmeno. Ma se il prezzo è più alto, è un incentivo”,
Spesso, lo schema di un euro è solo un’esca per attirare gli investitori e rivitalizzare il mercato immobiliare.
Montieri, in Toscana, inizialmente pubblicizzava vecchie case a un euro ma poi le ha messe sul mercato a partire da 20.000 euro.
Altre località hanno proposto incentivi finanziari allettanti per attirare gli stranieri e invertire la tendenza alla diminuzione della popolazione.
Il remoto villaggio alpino di Locana, in Piemonte, ha recentemente offerto di pagare fino a 9.000 euro in tre anni alle famiglie disposte a trasferirsi e prendere la residenza tra le cime innevate e le valli verdi, a condizione che abbiano almeno un figlio e un salario minimo annuo di 6.000 euro.
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Nel frattempo, la vicina città di Borgomezzavalle offre 1.000 euro per ogni nuovo nato più 2.000 euro ai forestieri che vogliono avviare un’attività e registrarsi per l’IVA.
Anche Badia Polesine offre ad ogni famiglia disposta a stabilirsi un incentivo di 1.000 euro una tantum.
Diverse regioni hanno attuato il cosiddetto “reddito di residenza”, tra cui Piemonte, Emilia Romagna e Molise, basato sul pagamento alle famiglie fino a 30.000 euro per tre anni per trasferirsi a vivere in un paese rurale, montano o fuori mano con meno di 2.000 residenti e pieno di case vuote.
Il sindaco di Troina Sebastiano Venezia paga addirittura i nuovi proprietari per stabilirsi definitivamente: “Se compri una casa completamente ristrutturata nell’antico quartiere del paese, e vuoi prendere la residenza tra noi, il comune ti regala fino a 8.000 euro”.
Inoltre, gli acquirenti di case a Troina non pagheranno le tasse sulla proprietà e sui servizi comunali per tre anni e hanno diritto all’asilo gratuito per i loro figli e alla navetta scolastica gratuita. Inoltre, ci sono “bonus di ristrutturazione” fino a 20.000 euro disponibili per ristrutturazioni “verdi” di vecchie case economiche.
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A Cabella Ligure, un minuscolo villaggio in Piemonte, gli acquirenti di case economiche ottengono agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni e pagano una tassa di proprietà più bassa anche se si tratta della loro seconda casa.
Gli affitti scontati sono un’altra grande alternativa. Nel tentativo di attirare i nuovi arrivati, Santa Fiora in Toscana paga ai nomadi digitali fino al 50% dell’affitto, fino a 200 euro, per soggiorni a lungo termine fino a 6 mesi.
Gli affitti nel villaggio sono piuttosto bassi, nel range di 300-500 euro mensili, quindi i lavoratori remoti potrebbero finire per pagare anche solo 150 euro al mese.
“Abbiamo un sito web nuovo di zecca dove, unlungo con i dettagli degli affitti disponibili, abbiamo anche messo tutto ciò che può servire a un forestiero per vivere qui e sentirsi a casa come un locale: contatti di idraulici, babysitter, medici, elettricisti e negozi di consegna di cibo”, dice il sindaco Federico Balocchi.
Il sindaco sottolinea però che i lavoratori a distanza devono dimostrare che lavoreranno davvero, e non solo per una vacanza sotto il sole della Toscana: “Devono inoltrare al Comune, tramite email PEC registrata, un piano dettagliato del progetto a cui stanno lavorando, o una lettera del loro datore di lavoro che dica che lavoreranno in remoto per un po’”.
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Gli stranieri che vorrebbero fare affari a Santa Fiora, per esempio aprendo un B&B o ristrutturando un vecchio cottage in un ostello, potrebbero ricevere fino a 30.000 euro. E c’è anche un “bonus bebè” fino a 1.500 euro per ogni nuovo nato.
Balocchi spiega che: “non ci sono obblighi di visto di alcun tipo per i cittadini dell’UE, tuttavia per i cittadini extracomunitari i visti sono necessari se intendono lavorare qui.”
“Non hanno bisogno del visto se vengono solo per tre mesi come turisti e affittano una casa per guardare la città, per farsi un’idea del paese”, dice.
In effetti, tutti i cittadini stranieri possono beneficiare di questi programmi, poiché non ci sono restrizioni o quote basate sulla nazionalità o sui paesi d’origine