Il leader della Fratellanza dall’Italia volerà in Maryland a fine febbraio per partecipare al CPAC, l’evento annuale dei conservatori mondiali

I libri che vendevano erano su Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Un noto giornalista italiano ultraconservatore cantava gli anni Quaranta a Papa Francesco, che “ha rinunciato ad essere una guida spirituale”. Tra i presenti c’era anche il giovane che ha rubato alcune statue indigene durante il Sinodo dell’Amazzonia e le ha gettate nel Tevere. I discorsi più attesi sono stati quelli del primo ministro ungherese, il falco euroscettico Viktor Orbán, che si è vantato del fatto che nel suo Paese “non ci sono quasi immigrati musulmani”, e dell’ex parlamentare francese Marion Maréchal Le Pen, che si è espressa contro il “neo-femminismo”.

La conferenza nazionale sul conservatorismo tenutasi ieri all’Hotel Plaza di Roma, sponsorizzata dalla Fondazione Edmund Burke, è stata un appello dell’ala di estrema destra del mondo a rafforzare i legami ispirati a figure come Reagan e Giovanni Paolo II (“il grande combattente contro i comunisti”, ha detto un ungherese). Ma c’è stato un assente degno di nota: Matteo Salvini, leader della Lega, che è apparso come uno dei relatori fino a quando il suo nome non è stato cancellato dal programma.

Abascal incontra Orbán e Meloni a margine del convegno conservatore di Roma

“Non ha mai confermato la sua presenza”, hanno detto le fonti del partito a questo giornale. “Ha altri affari.” Ma mentre Salvini continuava la sua campagna permanente in Sicilia, quella che si confermava il riferimento italiano dell’ultra-destra era Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia, l’erede del Movimento sociale italiano post-fascista, che si occupava dell’apertura della manifestazione.

Salvini continua a dominare le urne con il primo partito a votare, ma si commuove dopo la sconfitta in Emilia-Romagna e non è stato molto aiutato da un’intervista al fondatore della Lega, Umberto Bossi, in cui accusa la sua strategia di “nazionalizzare” la formazione, cioè di estenderla a tutto il Paese. Nel frattempo, la crescita di Meloni è notevole, passando dal 4% nel 2018 all’11% come attualmente previsto dai sondaggi. Fa parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (CRE), con la legge e la giustizia polacca, e anche Vox. I legami di Salvini con la Russia di Putin non sono ben visti tra di loro.

La delegazione dei “fratelli di Spagna” era guidata da Santiago Abascal, che lunedì sera si è incontrato con Meloni e ieri sera con Orbán “per unire le forze nella difesa di un’Europa basata sul rispetto della sovranità e dell’identità delle sue nazioni”, ha twittato, accompagnato dall’europarlamentare Hermann Tertsch, che ha detto a questo giornale che il rapporto di Vox è stato molto migliore con Meloni che con Salvini, poiché ha inviato “un saluto” al popolo catalano durante un raduno a Roma.

Uno degli obiettivi della giornata, anche se non l’hanno detto apertamente, è stato quello di convincere Orbán che quando sarà presumibilmente espulso dal Partito Popolare Europeo a Bruxelles, dovrebbe entrare a far parte del CRE. Sia Meloni che Abascal lo danno assolutamente per scontato.

L’italiana non era alla conferenza di ieri perché doveva recarsi a Washington per partecipare a un incontro dei repubblicani americani. Volerà anche nel Maryland alla fine di febbraio per partecipare al CPAC, l’evento annuale dei conservatori del mondo. Dall’altra parte dell’Atlantico, Meloni spera di ottenere una foto che contribuisca al suo status di figura ultra-mondana: stringere la mano al presidente degli Stati Uniti Donald Trump.