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Fuoco e furia. Lunedì pomeriggio una protesta per collegamento USB a Milano con manifestanti che bruciano fatture davanti al negozio Eni in Corso Buenos Aires. Gli attivisti hanno poi marciato verso la sede delle Reti Energetiche e del Regolatore Ambientale Arera, esibendo uno striscione che diceva: “Non pagheremo il costo della vita e il tuo consumo di carburante, la tua guerra e la tua crisi”.

«Eni, come altre società, faceva parte del patrimonio pubblico, che è stato disintegrato e oggi non esiste: vogliamo sottolineare che lo Stato italiano non ha più un ruolo nella regolazione dei prezzi, ma è alla mercé dei mercati. , e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”, ha affermato il portavoce di Usb Lombardia Pietro Cusimano.

L’Unione ha chiesto “un atteggiamento favorevole ai civili nei confronti della guerra, uno stop alle spedizioni di armi e garantire che l’Europa diventi un pacificatore nei negoziati senza nutrirsi di entrambe le parti”. Anche in questo caso «lo Stato torna a un ruolo in aree strategiche: oggi il problema è l’energia, ma non è l’unico. Pensiamo ai trasporti, alle comunicazioni e alla salute».

Cusimano ha proseguito: “Occorre tornare a investire in questi settori, eliminare le eccedenze di mercato, nazionalizzare le imprese che vi operano”. L’USB ha anche suggerito: “Creare soldi per sostenere famiglie e imprese è la prima soluzione da implementare”. I manifestanti in piazza Cavour hanno chiesto ad Arera di “fare da rappresentante per creare condizioni permanenti ed efficaci per proteggere i salari dall’alto costo della vita”.

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