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Si terrà a Firenze dal 5 al 13 novembre il 63° Festival Internazionale del Documentario dei Popoli. Il poster del festival è stato rilasciato sui social media oggi, 4 ottobre, e il comunicato stampa afferma: “Gli splendidi pannelli riflettenti la luce catturano il paesaggio solare dell’impianto fotovoltaico, insieme al tramonto. Nel presente, è pronto per dare spazio a un futuro possibile solo con un impegno concreto nella più grande sfida contemporanea: la sfida ambientale.”

L’immagine in evidenza sulla locandina della 63a edizione proviene dal documentario di Maarten Persil Everything Will Change, prodotto con il supporto di un Wim Wenders Film Grant e trasmesso da Cloud 9 in Italia, dove è stato lanciato il festival. Serata in anteprima nazionale il 5 novembre presso La Compania Cinema in collaborazione con Fondazione Finanza Etica. Il film ci porta nell’anno futuristico del 2054: tre giovani conformisti intraprendono un viaggio con ricordi naturali e bellezza perduta per scoprire cosa sta succedendo al loro pianeta. La risposta è nel passato, e tutto cambierà quando troveranno la chiave negli anni 2020, il futuro del colore e della biodiversità in un decennio ancora possibile.

Al centro del festival sarà la sezione Habitat, realizzata in collaborazione con Publiaqua, con temi dal vivo contemporanei legati agli ecosistemi, alle emergenze climatiche, all’evoluzione tecnologica e alle trasformazioni geopolitiche. Un totale di nove premi. Il festival è più impegnato a “immaginare e vivere gli eventi in modo green”, – hanno spiegato i registi Alessandro Stellino e Claudia Masi – non solo secondo le regole comuni internazionali e con la visione creativa dei film, ma anche per informare il pubblico . programma, ma attraverso la pratica, è uno specchio costante. Come evidenziato nel primo film di questa edizione, una crisi globale si sta dispiegando su più fronti e il tempo stringe per fare la differenza nel futuro del nostro pianeta. Abbiamo proprio deciso di dare più importanza a questo argomento, perché non possiamo tornare indietro, ma dobbiamo fare scelte morali e consapevoli: il documentario più importante del nostro tempo non parla del presente, ma del nostro futuro.

Altri titoli nella sezione includono Territorial di Alex Pritz, The Tireless Struggle of the Uru-Eu-Wau-Wau Indigenous Peoples Against Deforestation by Illegal Settlers e Un’unione di agricoltori non indigeni dell’Amazzonia brasiliana. Il documentario di Saila Kivela e Vesa Kusmane Just Animals racconta la storia di un giovane attivista finlandese impegnato nell’indifferenza umana, conducendo pericolose incursioni notturne in fabbriche agricole intensive. La storica battaglia contro l’uso del suolo è al centro di Into the Weeds di Jennifer Bychwal, che segue il giardiniere Lee Johnson e la sua lotta per la giustizia contro il gigante agrochimico Monsanto (ora Bayer, che ha acquistato l’azienda nel 2018). Produttore di erbicida tossico Roundup. L’atmosfera artica di “Historia – Sapme to Sitches” di Thomas Jackson con l’artista di fama mondiale Britta Marakat crea una storia di popoli indigeni che affrontano il cambiamento climatico nella parte settentrionale del mondo nei loro modi magici e mitici. – Lampadina. Il cortometraggio Flying Fish di Nayra Sanz Fuentes discute l’inquinamento e le specie in via di estinzione attraverso la storia dei pesci volanti che ora sono estinti a causa dei progressi umani e tecnologici nell’ambiente. L’acqua è al centro di altri due cortometraggi: Mila Zluktenko e Daniel Asadi Fez. Tra il suo “Aralkum”, dove le dune di sabbia del deserto dell’Aral diventano onde e viceversa, e i ricordi “Luma” di Eleanor Mortimer e Liridan Mustafaz. E le leggende del fiume Valbona d’oltralpe albanese, un tempo importante compagno della popolazione locale, ora il suo corso minacciato dalla costruzione di nuovi insediamenti industriali. Infine, “Fashion Reimagined” di Becky Hutner su Amy Povney, stylist del brand cult “Mother of Pearl”, una stella nascente della scena fashion londinese che decide di creare una collezione sostenibile e cambiare tutta la sua attività dopo aver vinto un premio Vogue. .

L’edizione di quest’anno è più dedicata al focus globale su ambiente, clima e consumo sostenibile. A tal fine, il Festival dei Popoli ringrazia la realizzazione del bosco alla fiorentina Treedom, piattaforma fiorentina che permette di piantare e donare alberi a distanza e di seguire online la storia del progetto. Questa iniziativa sarà lanciata nell’ambito della partecipazione pubblica.

La 63a edizione è organizzata con il contributo di Europa Creativa Media, MiC – Direzione Generale Cinema, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione Sistema Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Fondazione CR Firenze e Publiaqua. Immagine organizzata del 63° Festival dei Popoli a cura di Simone Montagnani, Fristudio, Firenze.

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