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Quasi due decenni di violenze e soprusi. Per quasi due decenni ha avuto il controllo sulla vita di altre persone. Oggi, vent’anni – e qui si arrotonda il numero – è la pena che deve scontare in carcere.
Questo il verdetto emesso dal tribunale di Milano nei confronti di un uomo di 43 anni che tra il 2003 e il 2021 ha distrutto la vita della moglie e di quattro figlie. Tra i raccapriccianti atti di violenza descritti nei documenti, un uomo ha costretto quattro ragazze a “mangiare cibo per terra come animali senza coltello”, ha legato un sacchetto di plastica sulla testa della moglie e le ha sottratto con la forza i soldi della pensione. Dalla figlia disabile. E poi ancora gravi abusi e violenze sessuali.
L’uomo, indicato dai giornali come “padre capo” e già in carcere dal dicembre 2021, viveva con la famiglia tra Napoli e Milano. Oggi il tribunale lo ha condannato a venti anni di reclusione, anche se il pm ha chiesto 16 anni e mezzo e il pagamento alla moglie e alle quattro figlie di un risarcimento provvisorio compreso tra 10.000 e 40.000 euro.
Secondo il giudice, l’uomo, che non è mai stato condannato per reati di mafia ma apparteneva a una famiglia legata alla camorra, “ha voluto dimostrare il predominio di genere” adottando uno stile di vita volto allo sfruttamento sessuale e finanziario delle componenti femminili della famiglia”. ., con comportamenti di “tipo possessivo”, spesso utilizzando “coltelli come strumento di intimidazione”.
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