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La decisione del governo di chiudere “Itsart” non sorprende particolarmente nessuno. Già questo fa pensare: tra due anni la piattaforma voluta da Dario Franceschini – definita con incredibile entusiasmo il “Netflix della cultura italiana” – chiuderà i battenti. L’atto ufficiale di cancellazione è il 29 dicembre 2022, ma con il nuovo anno è arrivata la notizia: il nuovo ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha deciso di non investire più soldi, anzi di non sprecarli e di staccare la spina.
Il clamoroso flop di Franceschini
“Le possibilità della rete sono grandi, Itsart è un nuovo modo per offrire la cultura italiana a tutte le persone che possono unirsi alle persone che continuano a guardare le dirette da casa”. Ancora: “Itsart è un palcoscenico virtuale che aggiunge realtà per moltiplicare il pubblico, rendendosi conto che il digitale non potrà mai sostituire il live”. Con queste parole il leader mondiale del Pd ha presentato l’Itsart, che è stato creato insieme al Cile dalla Cassa depositi e prestiti nel maggio 2021 per ordine del suo Ministero. Nel 2020 un progetto nato durante i mesi del lockdown: il governo vuole sfidare i colossi privati a esportare la nostra cultura locale e “progettare il futuro”. Film, serie, spettacoli, documentari, musica: di tutto e di più.
Tanta passione, ma solo da Franceschini. Sono bastati pochi mesi per realizzare il potenziale fallimentare di Itsart: come conferma Il Foglio, solo 141.000 utenti registrati hanno generato un ricavo totale di 246.000 euro. Se includiamo i costi, numeri sicuramente ridicoli: nel 2021 si spendono 7,5 milioni di euro, di cui 900mila per il personale.
Una tragedia inaspettata
Non sono mai mancati i dubbiosi su Itsart. Artisti di spicco con qualche incertezza su tempi, modalità e valore a partire dai problemi di diritti. Ma è stato un altro dettaglio a lasciare molti a bocca aperta: vari contenuti a pagamento sulla piattaforma sono gratuiti altrove. Pensate a uno dei pezzi preziosi della collezione Franciscan Netflix, o a un concerto di Claudio Baglioni disponibile su YouTube senza sborsare un solo euro. Insomma, un disastro in attesa di accadere. Ora la Corte dei Conti può agire con tutte le carte nel giudicare le richieste di risarcimento.
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