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Il fenomeno sociale delle baby gang in Italia ha al centro gli adolescenti violenti come capi ultimi. Questi ragazzi, che si “raccolgono” in branco, commettono frequentemente atti violenti e immotivati ​​nei confronti di adulti e coetanei. A volte commettono atti di vandalismo, aggressione e illegalità anche mentre sono a scuola e vengono inevitabilmente etichettati come delinquenti.

Secondo il National Youth Observatory, il 6,5% di 7.000 adolescenti sono membri di bande. Spesso si divertono ad attaccare i loro coetanei. O in alcuni casi danneggiano strutture pubbliche e private. Oppure sono ancora coinvolti in furti e rapine. Il 16% ha commesso atti di vandalismo in genere.

Ma cosa sono le baby gang, quale profilo psicologico si può individuare? Quali sono le caratteristiche di questo fenomeno sociale? Sono uomini, di solito adolescenti, che sono più attratti dalla logica del gregge. Oggi chi fa parte del “branco” non è affatto identificato. A scuola sei il numero uno, a casa sei il peso dell’abbandono. In un gruppo trovi la forza per fare cose che non potresti mai fare da solo.

I giovani nei gruppi di bambini hanno in genere tra i 7 ei 16 anni. Appartenente al genere maschile. Tuttavia, questo fenomeno si diffonde alle donne.
Le vittime a volte sono coetanei, ma anche anziani, poveri e disabili.

Mostrano rabbia cronica. Si sentono onnipotenti, cercano riconoscimento e non accettano la paura con atteggiamenti sottomessi. Le bande hanno una forte presenza di gruppo. Al suo interno c’è il leader, la gerarchia strutturale. C’è competizione tra la regione ei gruppi rivali. La presenza di caratteri distintivi visibili.

I gruppi con alti livelli di pensiero antisociale hanno caratteristiche che dovrebbero essere associate a modelli familiari in cui la figura paterna è spesso non amata e ha poca conversazione e sostegno, mentre la figura materna assomiglia al padre. Presi insieme, questi comportamenti portano i bambini a interiorizzare le esperienze con i loro genitori.

I bambini che appartengono al gregge, che seguono il leader, che amano il loro leader, sono in realtà bambini con un equilibrio mentale molto instabile, e questo porta a credere ciecamente in loro per compiacerli, per compiacerli, per sentirsi parte di questo gruppo. . A un eroe sembra essere concesso tutto anche quando sfugge alla legge.

Il gruppo è il fattore principale della persona, specialmente dell’adolescente.

Bambini e ragazzi che si incontrano in gruppo non è una cosa negativa, anzi, stare insieme è segno di cultura: per giocare, studiare, camminare o parlare insieme. Far parte di una squadra è una cosa positiva. È importante crescere, svilupparsi, soprattutto apprendere abilità sociali, imparare a trattare con gli altri, comunicare, comunicare. Far parte di un gruppo, sia esso familiare, di amicizia o di lavoro, aiuta a maturare una persona.

Tuttavia, va tenuto conto che gli adolescenti attraversano un periodo di grandi cambiamenti su molti fronti: sociale, fisico, relazionale e fisico.

Adolescenza e gruppo

Gli adolescenti vogliono staccarsi dal gruppo familiare, cercando la propria identità e il proprio modo di pensare. In questa fase, c’è cambiamento e transizione dal concreto all’astratto, cioè pieno di possibilità, supposizioni e dubbi. In questa fase di cambiamento, il gruppo è fondamentale Ha una funzione: il gruppo è un “facilitatore” del processo di disgregazione-separazione, perché rappresenta un potenziale strumento capace di trasformare l’azione in pensiero, parola, simbolo. Ma mediare tra le esigenze individuali e le esigenze della società.

Per l’adolescente, quindi, il gruppo è definito come una zona “transitoria” per il passaggio dall’infanzia all’età adulta: uscendo dalla famiglia, il gruppo fornisce il supporto necessario per superare la disgregazione e la confusione con le sue regole, quindi necessarie alla transizione. Dall’infanzia all’età adulta. La vita mentale di una persona, in questo caso un adolescente. Lungo questo percorso, che presenta ostacoli e difficoltà, i coetanei possono fornire un sostegno morale contro i malintesi degli adulti.

Il gruppo dei pari diventa così un punto di riferimento stabile e necessario per la crescita.

L’appartenenza a qualsiasi gruppo nasce dalla necessità di appartenere, che nasce dalla necessità di ricevere sostegno, condivisione e approvazione. Stare in gruppo però non è sempre facile e non sempre porta a un esito positivo: un gruppo, infatti, può essere fonte di disagio e devianza oltre alle sue funzioni positive.

Ma quando nasce un “gruppo” può essere negativo richiedere regole ferree per farne parte, per essere escluso si chiude in se stesso. Qualsiasi forma di associazione che escluda gli altri è pericolosa.

Ma un gruppo può degenerare, per esempio, quando comprende troppi elementi con equilibri psicologici incerti. Il branco, infatti, si pone come una sorta di rivale degli adulti, considerandosi il massimo livello di maturità.

Bande adolescenti violente I giovani che si radunano in branco hanno spesso una cruda storia personale e familiare traumatica: separazione precoce dai genitori, abbandono, lutto, abuso e sfruttamento nei casi più estremi, o comunque scarsa socializzazione, emarginazione, scarse prospettive di successo. e bassa autostima. In questi casi, la mancanza di valori familiari fondamentali e il riconoscimento da parte della famiglia e degli adulti porta l’adolescente ad acquisire questa identificazione con il branco.

Ruolo dei genitori

Nelle relazioni interpersonali, i bambini sperimentano una grande banalità e un grave vuoto educativo, che porta a un’incapacità di anticipare pienamente la gravità delle azioni di un giovane.

Coloro che si sentono amati e curati sono maggiormente in grado di sopportare la pressione del branco. La lotta dei genitori in questo periodo storico. Il terreno è in salita, li capisco. Tuttavia, se sanno come costruire relazioni solide con i propri figli e hanno tempo e amore, possono aiutarli e tenerli lontani da influenze negative. La loro funzione è un punto di riferimento, comprensione e sentimenti romantici in una relazione.

L’improvvisa difesa di un genitore nei confronti di un figlio debole non è di aiuto e viene interpretata come un tacito sostegno.

Soprattutto le mamme dovrebbero continuare ad amare il proprio bambino con carezze e abbracci, che hanno un ruolo fondamentale nel permettere i primi momenti di vita.

Ora occorre rafforzare la rete sociale, un’adeguata collaborazione tra famiglie e operatori socio-assistenziali. Insomma, prevenzione.

La famiglia, la moglie (madre), i genitori hanno bisogno di sostegno, a volte si sentono soli.

Come diceva Paolo Ruffini in Ragazzaccio, “Il virus più contagioso è l’amore”.

I bambini hanno bisogno di amore, soprattutto quando non lo meritano.

Roberta Cesareni
(Cellulare 345.1408208)
Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni Life Mental Coach – Teen Coach Responsabile Spa e Wellness Coach

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