“Una scuola in cui la vita si annoia educa solo alla barbarie” diceva Raoul Vaneigem. Citazione presa in prestito da Girolamo De Michele durante la presentazione dell’ultimo numero di Nuova Rivista Letteraria, incentrato appunto sul tema della scuola. Venerdì 6 dicembre due dei redattori, De Michele e Maria Calabrese, si sono dati appuntamento da Feltrinelli per presentare l’ottavo numero del semestrale di letteratura sociale edito da Alegre e fondato da Stefano Tassinari, a cui va un affettuoso ricordo perché “continua a guidarli con lo spirito”.

“Soltanto un cervello collettivo poteva arrischiare a proseguire la sfida di Stefano, tutti hanno continuato a crederci e anche questo numero è uscito come da 5 anni a questa parte” annuncia De Michele, prima di entrare nel vivo della presentazione di questo racconto monografico sulla scuola. La narrazione dei vari autori è accompagnata dalla narrazione fotografica di Fabio Treves, conosciuto più come musicista blues che come fotografo. Eppure le immagini rappresentano uno dei motivi per cui la rivista di critica letteraria viene stampata su carta, “perché delle foto così belle non si possono vedere su uno schermo”.

Così il servizio fotografico “Blues Festival” di Treves accompagna la lettura di questo numero, che prende la scuola come tema generale e lo declina in tutti i suoi aspetti: scuola come luogo in cui avviene il primo approccio con la letteratura, come luogo di sperimentazione, come ricordo d’infanzia. Quasi tutte le sfacettature, tranne “scuola come azienda” per cui vengono mosse dure e pesanti accuse. “Il modello della scuola azienda non funziona – commenta De Michele – perché il suo ruolo è il recupero dei saperi del passato e il saper connettere i pensieri, se le si toglie questa funzione diventa solo una caserma”. Qualche critica viene mossa anche alla cosiddetta scuola 2.0, ovvero quella che mette a disposizione di insegnanti e alunni strumenti tecnologici come il tablet. “Non bisogna né esaltare né demonizzare questa pratica – sottolineano i due redattori – perché avere strumenti nuovi non vuol dire fare scuola moderna”.

Certo che con la nuova legge e con i conseguenti tagli all’istruzione pubblica, parlare di scuola moderna sembra quasi un paradosso. E gli autori lo sanno bene: “Quando si chiudono le scuole di sabato mattina per risparmiare sul riscaldamento, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Alla scuola non bisogna sottrarre la capacità di formare i cittadini garantendo il diritto allo studio, alla cultura e all’istruzione come volevano i padri costituenti”. Senza tornare indietro fino alla stesura della Costituzione, comunque, un ruolo fondamentale spetta anche agli insegnanti che devono essere motivati. Come spiega Calabrese, insegnante di letteratura da poco in pensione, bisogna stimolare gli studenti a leggere. Incaricata di scrivere un pezzo sull’insegnamento della letteratura nelle scuole superiori, ha “accettato la sfida” e per affrontarla è partita da un episodio che le è rimasto impresso, ovvero quello di uno studente che le ha consigliato un libro da leggere. “Il maggior successo per un insegnante – asserisce – arriva quando sono i tuoi stessi studenti a darti i consigli di lettura”.

Questi aneddoti e approfondimenti su un tema così vasto come può essere la scuola, vista sia come istituzione che come istruzione, sono anche la “descrizione di un Paese” perché mostrano uno “spaccato della società”. Una fotografia del momento presente, almeno fino al prossimo numero della rivista.