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Un’indagine di polizia giudiziaria è iniziata a ottobre, quando una pattuglia del servizio “Controllo Degrado” della Polizia Locale di Bari ha scoperto sette fusti scaricati abusivamente contenenti i resti di colla usata sulla statale Modunno-Segli del Campo. Abbandonato in campo vicino alla rete stradale.
Dopo aver preso le prime precauzioni contro fusti e oggetti rinvenuti sulla scena e tempestive misure investigative e operative da parte delle forze dell’ordine, nonché colloqui con i produttori dei fusti abbandonati, gli agenti sono stati in grado di identificare la società responsabile del reato. Zona industriale di Bari/Modugno, alla fine dello scorso novembre altri nove fusti metallici della capacità di 170 litri, appartenenti allo stesso lotto produttivo, sono stati dismessi nel mese di ottobre e contenevano lo stesso materiale pericoloso (residui di colle per lavorazioni industriali).
I fusti nuovi rinvenuti all’interno dell’area interna dell’azienda e all’interno dello stabilimento sono stati sequestrati con provvedimento del tribunale e inviati all’amministratore dell’azienda in relazione al reato ambientale previsto dalla clausola. 256, 214, 215 e 216, reclusione da sei mesi a due anni e multa da 2.600 a 26.000 euro per rifiuti pericolosi. Le sanzioni pecuniarie di cui al comma 1 sono comminate agli imprenditori e alle organizzazioni responsabili dello smaltimento o del deposito incontrollato di rifiuti o dell’immissione in acque superficiali o sotterranee in violazione del divieto di cui ai commi 1 e 2 dell’articolo 192.
Inoltre, il responsabile ha commesso un errore amministrativo ai sensi della clausola. L’articolo 258 del Codice dell’Ambiente prevede la mancata registrazione dei rifiuti pericolosi e chi non tiene o tiene in modo incompleto un registro di carico e scarico rifiuti come definito dal comma 1 dell’articolo 190 è punito con la sanzione pecuniaria da duemila a diecimila euro. .
Se il registro riguarda rifiuti pericolosi (come in questo caso), viene irrogata una sanzione amministrativa pecuniaria da 10.000 a 30.000 euro, oltre a un’ulteriore sanzione amministrativa sospesa per un periodo di un mese nei casi più gravi. Anno dalla carica ricoperta dal responsabile della violazione e dalla carica di amministratore.
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