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11.12.2022 – 08.51 – L’ultima crisi tra Italia e Francia è una crisi giocata sulla pelle dei migranti, ma con i migranti c’entra ben poco (niente, ma poco). Ci sono già state tante scintille tra i cugini – lo chiamiamo noi e i francesi, perché i re francesi nell’Ottocento diedero il titolo ai signori più fedeli che sarebbero Bel Pace – già tante: da oggi al Di Maio di ieri con la Meloni e il suo appoggio ai gilet gialli, poi Berlusconi e la Libia, ancora Benito Mussolini e sta a Trieste sconfitto e dichiara guerra a Napoleone. Riusciva a malapena a mangiare pesce per un giorno, la città era troppo povera (o forse era furbo e troppo fedele agli Asburgo), ma si prendeva i soldi della città, come diceva. A Emmanuel Macron non è piaciuta la valutazione di Di Maio sui gilet gialli, a Georgia Meloni meno, e il premier italiano è stato diplomatico con il presidente francese. Ha dato un bel mal di testa per riavviare la macchina. Ambasciatore, questo è esattamente quello che è già successo con Luigi. Il governo di Parigi ha accusato l’Italia (di nuovo) di assumere comportamenti aggressivi che non si vedevano da tempo dalla seconda guerra mondiale. Per l’Italia si tratta di “reazioni incomprensibili e ingiustificate” dopo gli ultimi giorni di contesa per navi e Ong. Dal 2018 la tensione tra i due Paesi è aumentata e sta costruendo tessere cadute nell’ultimo decennio e che ora rischiano di rompere la soffitta e far crollare la buona convivenza europea: guerre per acquisire aziende strategiche, politiche dopo Gheddafi in Mediterraneo, Nord Africa e soprattutto in Libia, la pressione degli immigrati, forse un po’ di atlantismo estremo del governo italiano (anche alla destra non piace molto) parla amaramente contro il riflesso della superiorità francese. Mai raccolto nelle sue viscere, un continente che si è sbarazzato solo del franco CFA come colloquialismo, ma nonostante ciò l’Africa è rossa, blu bianca e rossa e il tricolore che riflette il verde vuole tornare da protagonista. . Il recente conflitto ha portato i rapporti tra i cugini a un livello di contaminazione senza precedenti, e il boicottaggio dell’accordo migratorio potrebbe essere minacciato, difficile prevedere quando e come le cose si calmeranno di nuovo: forse al G20, ma noi vedremo.
Tra i fondatori dell’Unione Europea vi erano due visioni geopolitiche contrastanti non solo tra Francia e Italia, ma anche nell’intero bacino del Mediterraneo e non in Europa. Ed è insolito per la stessa Unione Europea (o almeno per l’UE interna) trovarsi ora di fronte a due governi che sono apertamente ostili l’uno all’altro. separati dall’altro da fessure così profonde. Non più sgargiante come il suo primo mandato, ma ancora mainstream, Macron rappresenta il centro liberal ancora in voga in Europa, riscuotendo consensi dal centrodestra e dalla sinistra. In Francia, sebbene le correnti abbiano recentemente iniziato a mescolarsi, la vera sinistra e l’estrema destra sono in contrasto tra loro. In Italia, invece, la situazione è diversa e non molto tempo fa abbiamo lasciato un governo composto dalla destra della Lega e dal Movimento 5 Stelle, ovvero la Sinistra Popolare. Il vento è cambiato con Fratelli d’Italia, ma ad opporsi c’era proprio il centro europeista in Francia, e in molti casi non la sinistra accanto alla Meloni. E qui, d’oltralpe, ci sono due visioni diverse sul futuro dell’Ue e su cosa dovrebbero fare i paesi del Commonwealth, quali politiche economiche dovremmo attuare e sull’immigrazione (ma i protagonisti principali non sono i pedoni) ma le navi. essere affrontato. Macron non ha ambizioni segrete affinché la Francia svolga un ruolo di primo piano nell’economia, nella politica estera e nella difesa comune dell’UE. La Meloni è favorevole a restare in Europa, magari in Germania, e guardare (magari senza) Polonia e Ungheria, fortemente euroscettici nonostante i benefici che l’Europa porta. In Francia, le azioni degli italiani sulla scena internazionale sono attacchi indiretti all’agenda dell’UE e la perdita di influenza di Parigi nella regione chiamata Franciafrika (cioè le ex colonie francesi). Oggi l’Italia, che cerca ancora il suo posto al sole in Africa, ma più orientata verso il corno e guardando verso l’Europa verso est, ha un compito difficile nell’acquisire influenza a spese di Parigi, ma la prova è reale, e la Lega, insieme al Parlamento Europeo Identità e Democrazia o membro della Forza Nazionale (Fratelli Italiani Europei Tra conservatori e riformisti, euroscettici ma più verso il centro. , Law and Justice e Morawiecki in Polonia, Vox in Spagna e Democrats in Svezia, tra gli altri). I tentativi della destra italiana di assicurarsi la propria base elettorale l’hanno portata fuori dall’Europa prima della pandemia e prima di Draghi, ma già allineata con Georgia Meloni (ecco perché la base è un po’ ‘cattiva’). Tuttavia, Macron è ancora impegnato a cercare di cambiare gli equilibri dell’Europa e l’ambizioso programma di riforme economiche che ha presentato ai suoi sostenitori. soprattutto tra coloro che vivono nelle grandi città francesi e nelle aree rurali e meno industrializzate (un certo successo nella riforma dell’istruzione, del lavoro e delle pensioni, ma Macron ha fatto bene consentendo loro di spendere. Nonostante le recenti battute d’arresto e i danni al potere del bilancio, ha ancora vuole mantenersi politicamente vivo oggi) e a questo proposito l’Italia ha finora seguito una strada completamente opposta, ad esempio, nonostante la generale stagnazione economica, cercando di riportare l’età pensionabile al periodo pre-Fornero e il reddito di cittadinanza. L’Italia è indebitata e continua a spendere soldi senza margine, e questo è inaccettabile per i francesi (e non solo per quelli del Parlamento europeo).
E infine gli immigrati. Per l’Italia si tratta di una questione cruciale, perché è soprattutto tutta europea (e l’Unione Europea è lenta e fallimentare) e sola ad affrontare il problema di arrivare prima sulle spiagge. In questo si rifugia (e non la pace) il cercatore di fortuna. Gli italiani, a parte le frequenti rappresentazioni artistiche di cercatori di manodopera a basso costo, difficilmente esprimono una mancanza di solidarietà con la situazione. Ma gli abusi del passaggio all’euro, la miseria che ne è seguita (e quasi cinque anni di Berlusconi l’hanno peggiorata) e gli abusi del taglio di tasse e welfare dopo l’altro sono stati la spina dorsale del Paese, ha sofferto parecchi nervi e navi affondate (e carovane in arrivo) i cittadini non le volevano più ed era loro, non è colpa di chi sta sopra. L’Italia blocca le navi e dà la colpa del problema alla Francia. Ma anche senza Le Pen al governo, nazionalismo e populismo in Francia non mancano, e loro sanno far sentire la loro voce – così gli immigrati, purtroppo, rimbalzano come un proiettile di gomma contro il muro e diventano “un’arma”. . . Una lotta triste, una partita persa per tutti: il dilemma del prigioniero può essere risolto solo se l’Unione europea fornisce un sostegno efficace, che non è in grado di organizzare per mancanza di volontà. , con la guerra Russia-Ucraina, ancora di più.
[r.s.]
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