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Dieci anni fa, Ellie Shlain sognava di candidarsi per il Partito Democratico. Ieri ha assunto l’incarico. E Nazareth si sente già come un centro sociale. In effetti, la proposta di difendere la sua nomina alla guida del Partito Democratico al Congresso conteneva una formulazione che ricordava molto quelle professioni oppresse. Una parola molto raccapricciante. Più che uno sproloquio contro il patriarcato, la risolutezza, le illusioni verdi. Quella parola: redistribuzione. Perché ogni volta che la sinistra ce le mette, ci mette nuove tasse.
Mattia Sandori, che conosceva bene Slaine, ha detto appena il colpo è riuscito. “Ci sarà un partito senza mezze misure – ha spiegato in un’intervista a La Stampa – un partito più radicale nelle scelte”. Con Nazarene che lo occupa già con un sacco a pelo, possiamo star certi che le strutture non sono il massimo. Ma non fermiamoci qui e immaginiamo troppo. Tutto questo è nella proposta del Congresso. Una sorta di Pd fritto che volta le spalle all’ala più moderata e riformista e marcia a sinistra. Ricordi quando Ellie decise di sfidare Stefano Bonacini? La nomina è stata annunciata in pompa magna nel Circolo di Culto di Roma: niente palco, si è seduto in cerchio con i suoi amici, cantando a squarciagola Bella Ciao e alzando il pugno al cielo. Una scena che non avremmo potuto immaginare negli anni ’60.
Dieci anni fa, Slane sognava di candidarsi per il Partito Democratico. Ora che l’hanno capito, probabilmente vorranno sfidare anche Palazzo Chigi. Purtroppo, se questo sogno si avvera, sappiamo già cosa ci aspetta. Il libro dei sogni dell’ex sardina italiana riflette che il folklore degli anni Sessanta era ancora associato a bella ciao e pugni serrati. In realtà gente del centro sociale. Una sorta di incontro in stile girly, ma più radicalmente chic. Il desiderio sociale (si parla di redistribuzione, di attesa di nuove tasse e di tutela dei redditi di cittadinanza) lascia il posto alle lotte per i diritti civili: più coraggio per i diritti LGBTQIA+ (leggi un altro disegno di legge Zahn), nuove cittadinanze (leggi: ius soli) e una nuova visione delle politiche sull’immigrazione (leggi: le porte sono sempre aperte e non c’è rifiuto). Poi è arrivata la legalizzazione della marijuana, di cui il socio di Santori non era solo consumatore ma anche produttore da quando aveva 18 anni. Mi sembra di scorrere la pagina Instagram di Fedez, o peggio, di ascoltare qualche monologo del Festival di Sanremo.
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