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17.06.2023 – 07.01 – Immagina un tempio? Non a Dio, non a un pantheon, non a un ideale, non a un padre di patria, ma a una figura geometrica. Il tempio della matematica si ergeva nella forma suprema del quadrato, suo figlio, il rettangolo, e la sua anima, il rombo. Ora immagina che questo tempio, costruito nell’era del positivismo, travestito da appartamento, sia diventato una casa dove vivi. Ma sotto le campane di plastica, sotto i pavimenti in linoleum, tornano a svelarsi le dimensioni sacre del tempio dei mosaici e dell’arte vetraria, degli intarsi e delle decorazioni pittoriche. La casa in questione è la chiesa liberty di via San Francesco, angolo via Corpisson; La casa è stata costruita nel 1914 dall’architetto Umberto Fonda.
Attraversando l’edificio si notano le linee curve dell’incrocio, gli arabeschi in ferro dei tetti e dei terrazzi. Tuttavia, se si presta la dovuta attenzione, l’edificio sembra dominare la piazza. Come i corpi di quelle regine decadenti dipinte alla fine dell’Ottocento, l’edificio è decorato da tanti ornamenti che si fondono con la piazza e le sue molteplici declinazioni. Quadrati di vetro e metallo, grandi e piccoli, disseminano l’edificio, cosparso di magnifici ornamenti.
Uno è il “quadrato concentrico” che si trova in molti edifici viennesi fin de siècle è una caratteristica tecnica. Il patrono di questa piazza liberty era già uno scrigno rinascimentale della Cassa di Risparmio Postale (Postparkasse, 1903-12) a Vienna, trasformate in forme stilizzate da Otto Wagner, prosciugando le gocce storiche ancora esistenti. Il più grande evangelista di questo modello fu senza dubbio l’architetto Joseph Hoffmann, che non a caso ricevette il soprannome di Quadrattle-Hoffmann. Possono ancora ammirarlo Sanatorio Puckersdorf (1904-08) e In Casa di Alexander Browner (1905) Il verbo quadrato fu portato per la prima volta a Trieste da Max Fabiani Bartoli nel cornicione della sua casa (1905). A loro volta, Umberto Fonda, Max Fabiani e lo stesso Otto Wagner si sono ispirati ai quadrati e ai rettangoli dell’architettura di nostro padre, lo scozzese Charles Rennie Mackintosh. A sua volta influenzato dal Giappone, Mackintosh VIII si recò a Vienna per l’Esposizione della Secessione viennese (1900).
Il progetto della casa risale al 1914, quando Umberto Fonda progettò due case all’angolo tra San Francesco e Corpizon. Fin dall’inizio, il progetto è stato segnato da molte difficoltà tecniche e burocratiche. Il 22 gennaio l’ufficio tecnico del comune ha avvertito di non aver adempiuto ad alcune procedure relative alla costruzione e nella stessa direzione informerà nuovamente sulle violazioni edilizie. Infatti Fonda, nei suoi edifici triestini, ha sempre avuto idee precise sull’uso dei materiali e sulla costruzione in genere, con poca attenzione alla “facilità” nei calcoli strutturali, soprattutto statici. Tuttavia, la coerenza delle sue realizzazioni, soprattutto dopo che il terremoto del Friuli del 1976 riecheggiò a Trieste, costituì una critica all’amministrazione comunale. Nonostante gli eccessi strutturali, gli edifici di Fonda erano piuttosto robusti. Nel caso della residenza “doppia” di via San Francesco, il Comune ha attuato il rinforzo delle strutture portanti in cemento armato. La principale innovazione della casa di via San Francesco è infatti nascosta, invisibile: l’intero edificio è infatti costruito con un nuovo tipo di laterizio, non solo per le pareti divisorie ma anche per le strutture portanti. Fu un’invenzione di Fonda a essere contestata dal comune perché pericolosa. In questo senso ricordiamo che il movimento per la libertà utilizzava nuovi materiali anche senza brevetti. Ad esempio, Casa Bartoli di Max Fabiani utilizza gli stessi profili in ferro annegati nel cemento sperimentati qualche anno fa nei capannoni industriali di Porto Vecchio.
Per quanto riguarda la planimetria, l’edificio appare piuttosto lineare. A quel tempo c’erano due appartamenti per piano e raggiungevano il tetto. La ricchezza dei dettagli è impressionante, con un vuoto quasi terrificante che non riposa l’occhio. Ogni angolo, non importa quanto piccolo, non importa quanto duro, ha un dispositivo decorativo disegnato da Fonda e applicato con determinazione. A differenza di progetti simili, nessun elemento è lasciato agli operai, affidati ai tecnici: le porte hanno la stessa cura delle finestre. Supporto per porte, così come infissi. Il disegno specifico delle grondaie merita uguale attenzione al ferro battuto dei tetti. La casa come “normale” opera d’arte, l’architetto è un artista poliedrico, decorativo, in miniatura.
Il restauro filologico è fatto con coordinamento Controllo Ciò ha consentito negli ultimi anni di restituire tutta la ricchezza dell’apparato decorativo, con colori che ben si sposano con la pasticceria del primo piano. con una scelta. Sembra che tu stia guardando una grande torta della libertà (quasi).
Tra i vari particolari, da sottolineare la bellezza della porta, anch’essa realizzata su base quadrata, arricchita da stipiti rientranti con inclusioni quadrate di vetro nero. Il materiale fragile che l’architetto ha qui riciclato è la pietra preziosa, l’onice nella pietra. Il riferimento (previsto) è ovviamente a Joseph Hoffman.
L’origine è un’eredità “italiana”, neocinquenista che lascia le ceneri rinascimentali che macchiarono i palazzi triestini dell’epoca. E l’edificio si eleva con un piano nobile decorato da un motivo a mosaico che ricorda l’individualità viennese. I pavimenti sono separati da nastro decorativo, pro. Maurizio Lorber cita l’edificio sul Donaucanal (1904-06) del maestro Otto Wagner a Vienna.
Una collezione di tetti ad angolo ha un supporto a “gradino” per il supporto. Un rilievo già utilizzato dalla scuola viennese e apprezzato ancora oggi, sempre secondo lo studioso Lorber, nel sostegno dei balconi dell’Hotel Wiesler di Graz e nel palazzo di Praga di Frantisek Starek.
Fonti: Maurizio Lorber, Umberto Fonda: Modelli e innovazioni viennesi nel Liberty triestino in L’archeographo Triestino: raccolta di opuscoli e notizie su Trieste e l’Istria, 2010, p.4., v. 60/2
[z.s.]
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