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Esempio di microplastiche, originale Pexels
05.10.2022 – 07.01 – Una plastica più diffusa del polistirolo Difficile da immaginare, è anche conosciuto come polistirene: un materiale flessibile utilizzato per quasi tutti i tipi di imballaggio. Tuttavia, il polistirene può modificare i modelli delle membrane cellulari anche in caso di contatto transitorio. E’ il risultato di un nuovo studio scientifico condotto dalle Professoresse Elena del Favero (Università degli Studi di Milano) e Giulia Rossi (Università degli Studi di Genova), pubblicato sul prestigioso Journal of Colloid and Interface Science. Uno studio grazie a Trieste, in particolare grazie al contributo del Consorzio Infrastrutture di Ricerca Centro-Europee (CERIC-ERIC). È un gruppo di infrastrutture di ricerca istituito dalla Commissione Europea nel 2014 e mira a fornire supporto alla ricerca a livello di micro e nanoscala. Considerato il perimetro di attività in Europa Centrale, la sede è ubicata a Trieste.
“Il nostro lavoro mostra come le nanoplastiche influenzino la struttura e la dinamica delle membrane cellulari”, afferma il professor Rossi. L’integrazione di tecniche sperimentali e simulazioni al computer è stata fondamentale per condurre questa ricerca. Il primo di questi è stato l’uso dell’analisi di scattering dei raggi X eseguita presso la struttura partner di CERIC-ERIC presso il sincrotrone Elettra di Trieste. In questo modo è stato possibile vedere come cambiano le proprietà strutturali dei film in presenza di polistirene. Le simulazioni al computer e gli studi calorimetrici hanno successivamente confermato quanto osservato sperimentalmente. Ulteriori test ci hanno permesso di valutare l’effetto del polistirene sulle proprietà meccaniche dei film, come la flessibilità.
“Una combinazione di metodi sperimentali e calcoli è stata in grado di mostrare come piccole quantità di polistirene interagiscono con le membrane modello e le modificano maggiormente con l’aumento del dosaggio”, afferma il professor Del Favero.
Il lavoro precedente, contribuito anche da CERIC-ERIC, ha mostrato come le microplastiche possono influenzare diverse catene alimentari in luoghi come l’Antartide. Dimostrò di essere occupato
“Il rischio rappresentato dalla combinazione di microplastiche e nanoplastiche non può essere sottovalutato. La ricerca futura è fondamentale per comprendere l’impatto dei detriti di plastica, che si trovano spesso nei nostri oceani, che sono ricoperti da numerose molecole organiche e inorganiche. Allo stesso tempo, è importante determinarne l’impatto sulle proteine di membrana, che svolgono ruoli critici in molte funzioni cellulari.” conclude il professor Rossi.
[z.s.]
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